Ho incominciato il mio disegno. Su ogni tasto di un’immensa macchina per scrivere, qualcuno batteva a macchina. Come se tutto il mondo non fosse stato che una macchina per scrivere. Come se delle persone non avessero altro da fare che battere su una macchina per scrivere.
Jean Michel Folon a Giorgio Soavi
Dopo il successo della prima mostra dedicata alla Collezione Olivetti che ha inaugurato il ciclo di mostre realizzate in collaborazione con il Museo Garda, questa seconda esposizione è dedicata all’esperienza dell’artista belga Folon, caso paradigmatico dei rapporti tra la società Olivetti e gli artisti contemporanei.
La mostra ripercorre quasi trent’anni di collaborazione tra l’artista che disegnava con innocenza drammatica il destino dell’uomo a lui contemporaneo e l’azienda che operava su scala planetaria, nel pieno della rivoluzione elettronica e dei sistemi di trattamento dell’informazione.
Jean Michel Folon, spesso ricordato come l’ultimo cartellonista del Novecento – si pensi agli spot per la ENI degli anni Novanta, nasce a Uccle in Belgio nel 1934. Studia architettura a Bruxelles, ma nel 1955 abbandona gli studi universitari per dedicarsi al disegno. Si trasferisce a Parigi, dove è influenzato dalla pittura d’avanguardia di Picasso e dei surrealisti. Nei primi anni ’60 i suoi disegni sono accolti da alcune riviste americane, ma il suo stile, decisamente anticonformista e straniante, non si afferma immediatamente.
È proprio la Olivetti a segnare una svolta. È l’artista stesso a ricordare, in una sua memoria, l’incontro con Giorgio Soavi, che nell’azienda aveva incarichi di art director nell’ambito della Direzione Pubblicità e Stampa diretta da Renzo Zorzi.
La mostra rende conto di uno straordinario percorso di vita e lavorativo declinandolo in sei sezioni:
– la prima ripercorre la collaborazione di Folon con la Olivetti dall’inizio degli anni ’60 ai ’70, a partire dai carteggi con Giorgio Soavi per arrivare alla realizzazione di alcuni manifesti, opere dallo stile inconfondibile, dove il potere dell’immaginazione scaturisce dalla forza di pochissimi elementi simbolici: piccole figure alle prese con enormi macchine per scrivere, montagne di numeri in cima alle quali un omino per destreggiarsi ricorre a una calcolatrice Olivetti o ancora una grande greca, ispirata al logotipo Olivetti disegnato da Marcello Nizzoli negli anni 50, che viene personificata e che distende le sue braccia per offrire due macchine per ufficio Olivetti;
– la seconda è dedicata al libro illustrato Le Message, pubblicato nel 1967. Una trentina di illustrazioni raccontano la storia di un petit bon homme, un omino qualunque, che entra in un palazzo e si trova in una grande stanza arredata con una gigantesca macchina per scrivere. L’omino comincia a saltare da un tasto all’altro e così facendo riempie un foglio di lettere e numeri.
Completata la scrittura, estrae il foglio dalla macchina, lo piega e lo trasforma in un aeroplanino di carta che poi lancia nell’aria, come messaggio destinato a chi lo vorrà o potrà raccogliere. In modo poetico e fantasioso le immagini descrivono un aspetto tipico della filosofia olivettiana: lanciare le idee e renderle libere, a disposizione di tutti. Il booklet diverrà due anni più tardi un disegno animato della durata di poco meno di 5’, con la regia di Folon, l’animazione di Giulio Gianini, musica ed effetti sonori di Paolo Ketoff.
– La terza sezione, ha invece, come protagonista l’agenda illustrata da Folon per Olivetti nel 1969, la prima di una serie di 30 anni di agende Olivetti, immutate nella grafica di Enzo Mari, ma ogni anno corredate di illustrazioni prodotte da diversi giovani artisti. Queste agende per molti diventeranno oggetto di collezione da conservare tra i libri d’arte.
– La quarta sezione illustra, in particolare, la grande installazione nella metropolitana di Londra, alla stazione di Waterloo, nel 1975.
– Le mostre monografiche che Olivetti organizzò su Folon, ultima delle quali quella al Metropolitan di New York nel 1990 sono narrate nella quinta sezione.
– La sesta sezione presenta due celebri libri strenna illustrati da Folon: “La Metamorfosi” di Kafka, pubblicato nel 1973 e le Cronache marziane, di Ray Bradbury, del 1979.
La mostra inoltre propone molteplici pubblicazioni, libri e riviste, che se da un lato documentano la notorietà raggiunta dall’artista, dalla seconda metà degli anni Sessanta, dall’altro svelano l’intensità del rapporto amicale con l’artefice e iniziatore di tale duraturo rapporto con la Olivetti, Giorgio Soavi.
Per finire, i rapporti intercorsi con Soavi sono delicatamente rappresentati dalle cartoline postali che Folon illustrava personalmente per affidare i suoi brevi messaggi augurali. Una raccolta di questi piccoli capolavori postali è raccolta in una pubblicazione esposta in mostra.
La mostra sarà corredata da un catalogo, che come il precedente dedicato all’esposizione “La Collezione Olivetti”, potrà contribuire a comporre la raccolta completa dei cataloghi delle sei mostre in programma.